Errore e limite nella pratica yoga – di Roberto Fontanella

L’approccio agli Asana, per insegnamento ricevuto ed esperienza personale, va sempre affrontato tenendo ben presente il valore fondamentale di Ahimsa, il valore della “non violenza”.

Con questo presupposto, ecco che dobbiamo chiarirci bene il concetto di errore e quello di limite.

Se un asana viene eseguito in modo diverso rispetto alla tradizione, siamo di fronte ad un errore.  Le cause sono dovute per lo più dalla nostra disattenzione oppure da una spiegazione insufficiente dell’insegnante (nel qual caso, è bene chiedere!)

Se invece, sopravvalutando le nostre reali possibilità e lasciando che il nostro ego abbia la meglio, ci sforziamo per arrivare alla forma finale, siamo in presenza di un superamento del nostro limite, che non solo non darà miglioramenti, ma, peggio, può procurare danni fisici! Ad esempio, se ci sforziamo oltre il nostro limite per arrivare a toccare i piedi con le mani in Padasta Asana, otterremo un’ importante e nociva iperestensione dei muscoli coinvolti, con l’effetto opposto per cui questi si ritirano o addirittura potremo dover fare i conti con una contrattura o stiramento!

Il segreto quindi per avere successo nella pratica è ascoltare bene, rilassarsi e non avere fretta. Se nella pratica mantengo vivo ed attento l’ascolto al mio corpo, posso capire bene cosa fare e fino a che punto posso spingermi!

Così la pazienza diventa una qualità che anch’essa “viene allenata” durante la pratica, permettendo al corpo di avere tempo per reagire nel giusto modo e nel giusto tempo.

Roberto Fontanella


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