Ganesha – di Perlita Benedetti

Ganesha (in sanscrito गणेश, traslitterato IAST Gaṇeśa, in hindi Ganesh o traslitterato IAST Gaṇeś).
Noto come il dio-elefante, è una delle divinità più popolari del pantheon vedico.
All’inizio di ogni attività, che sia gettare le fondamenta di una casa o aprire un
negozio o iniziare qualsiasi tipo di lavoro, prima di tutto si invocano le benedizioni di Ganesha.
Ganesha ha numerosi nomi: Ganapati (signore delle schiere), Vighneshvara
(signore degli ostacoli), Vinayaka (che rimuove gli ostacoli), Gajanana (che ha la testa di elefante), Gajadhipati (signore degli elefanti), Lambakarna (che ha lunghe orecchie), Lambodara (che ha il ventre prominente) e Ekadanta (che ha una sola zanna).
Ganesha è figlio di Shiva e Parvati (consorte di Shiva).
Nella mitologia hindu esistono numerosi racconti sulla sua nascita e sulla sua testa di elefante.

Accadde un giorno che Parvati, mentre stava andando a fare il bagno, per ragioni di riservatezza e protezione, avesse creato Ganesha e lo avesse messo di guardia ai suoi appartamenti. Shiva, tornato da un viaggio, cercò di entrare in casa, ma Ganesha, ignorando chi fosse, gli impedì di entrare. Shiva allora, infuriato, gli tagliò la testa. Parvati, accorsa in lacrime, spiegò a Shiva che si trattava del loro figlio. Così Shiva ordinò ai suoi eserciti di andare a cercare la testa del figlio di una madre, che dormiva di schiena verso il suo piccolo. Solo una madre elefante fu trovata che dormiva in quella posizione e allora fu portata la testa del cucciolo di elefante a Shiva che la ricollocò su Ganesha.

Secondo un’altra leggenda, un giorno Parvati, orgogliosa del suo bel bambino,
chiese a Shani di guardarlo, dimenticandosi completamente dei terribili effetti dello sguardo di Shani. Quando Shani lo guardò, la testa del piccolo andò in cenere all’istante. Allora Brahma (creatore dell’universo) disse a Parvati, disperata, di sostituire la testa con la prima che avesse trovato e il figlio sarebbe tornato in vita.
La prima che trovò, fu la testa di un elefante.

Anche le mitiche spiegazioni della zanna rotta di Ganesha sono molte e diverse.
La più popolare è la leggenda di Parashurama (un’incarnazione di dio con un’ascia come arma) che andò sul monte Kailasha, dimora di Shiva, per fargli visita. Ma quando Ganesha si oppose al suo ingresso negli appartamenti, scoppiò una lite. All’inizio Ganesha aveva la meglio su Parashurama, che era stato afferrato con la proboscide e scagliato da una parte rimanendo tramortito. Ma appena si riprese, Parashurama scagliò la sua ascia contro Ganesha, il quale, riconoscendola come l’arma regalata da sua padre a Parashurama, la ricevette con tutta umiltà su una delle due zanne che si spezzò sul colpo.

Un’altra leggenda racconta di una volta in cui la luna e le 27 costellazioni risero
della grande pancia di Ganesha. Arrabbiato, Ganesha staccò una zanna e la
scagliò contro la luna che a poco a poco si scurì per la ferita.

Un’altra spiegazione dell’epiteto di Ganesha “Ekadanta” si trova nel poema epico Mahabharata: Ganesha sta scrivendo il poema sotto dettatura del saggio rshi Vyasa, quando, nella foga dello scrivere, la penna si rompe; allora Ganesha spezza una zanna e continua a scrivere utilizzandola come penna. Per questo è anche riconosciuto come il dio dell’apprendimento e il patrono delle lettere.

Ganesha è raffigurato con quattro braccia, che lo rendono il sovrano universale che stabilisce le quattro categorie degli esseri, ovvero: prima coloro che vivono solo nell’acqua, poi quelli che vivono sia sulla terra che sull’acqua, poi quelli che vivono solo sulla terra e infine quelli che vivono nell’aria. Inoltre fu Ganesha a istituire le quattro caste e i quattro Veda.

Il veicolo di Ganesha è un topo. Poichè i topi generalmente ce la fanno a rosicchiare ogni tipo di ostruzione, il topo simboleggia questa abilità della divinità di distruggere ogni ostacolo. Inoltre il topo è ritenuto essere il maestro di ogni cosa interiore. L’Atman che tutto pervade è il topo che vive nel buco chiamato Intelletto, dentro il cuore di ogni essere. Si nasconde dietro l’inscrutabile forma dell’illusione.

La leggenda sulla precedenza di Ganesha su tutti gli altri dei dimostra l’acutezza del suo intelletto. Si racconta che ci fu una gara tra tutte le divinità per vincere il primo posto nella preghiera delle persone. Fu deciso che la divinità che avrebbe compiuto per prima il giro dell’intero universo, sarebbe stata il vincitore. Mentre tutti correvano veloci sui loro veicoli, Ganesha con il suo grosso corpo e il topo perveicolo non aveva speranze di competere. Allora fece il giro intorno ai suoi genitori, Shiva e Parvati, e si sedette esattamente al punto di partenza. Così fu dichiarato il vincitore, perché chi compie un giro intorno ai propri genitori e tocca i loro piedi, attraversa l’universo intero. Da allora Ganesha viene sempre pregato per primo e poi vengono tutti gli altri dei (eccetto che nei riti funebri).

Ganesha ha avuto due mogli, una di nome Siddhi (Successo) e l’altra Riddhi
(Prosperità).
Nei tempi moderni Ganesha è visto come la personificazione di quelle qualità che superano tutto le difficoltà. È il tipico signore del successo nella vita e di ciò che ne consegue, benessere, prosperità e pace.
Ganesha non è adorato solo nelle cerimonie religiose, ma anche in contesti civili si cercano le sue benedizioni: all’inizio delle lettere, nella prima pagina dei libri contabili, sull’ingresso di una casa e sulla porta di un negozio, salutare o disegnare la sua immagine o un suo simbolo è considerato di buon auspicio e garanzia di prosperità e progresso. Infatti dappertutto in India si trovano sue immagini ed è venerato ovunque, specialmente in Maharashtra e nel sud dell’India, sia da shivaiti sia da visnuiti.
Ganesha è nato il quarto giorno del mese di bhadrapada o bhadon, il sesto mese del calendario lunare hindu (corrisponde ad agosto/settembre). L’attività principale delle feste in suo onore è quella di comprare o fare a mano una statuetta in creta di Ganesha, adorarla in casa o nella comunità per poi portarla in processione su un palanchino o sulla testa fin dentro all’acqua, che sia mare, lago o fiume.
Ganesha rappresenta l’unità del Piccolo Essere, l’uomo, con il Grande Essere, l’elefante. È la combinazione di microcosmo con macrocosmo, della goccia con l’oceano e dell’anima individuale con il divino.

Perlita Benedetti

liberamente tratto e tradotto da “Gods and goddesses of India”, di Kailash Nath Seth e B.K.
Chaturvedi – Diamond Pocket Books (P) LTD., New Delhi, 1998


categorie: Yoga