ASANA: Pronuncia e significato – di Perlita Benedetti

āsana: pronuncia e significato

āsana (in devanagari आसन) viene spesso tradotto con posizione, postura o esercizio, ma chi pratica yoga sa che un āsana va ben oltre la dimensione corporea.
È una parola sanscrita e spesso a lezione la sentiamo pronunciata dall’insegnante alla fine di un composto nominale, ad esempio, bhujangāsana, per indicare l’ āsana del cobra.
Il trattino orizzontale sopra la prima a indica che si tratta di una vocale lunga, che vale cioè il doppio in durate del suono rispetto alle altre 2 a (tant’è che in hindi, la lingua moderna indiana, a breve in finale di parola non si pronuncia e diventa āsan). Per convenzione le vocali lunghe (con trattino sopra o lunghe per posizione, e i dittonghi) sono quelle dove si pone l’accento nella
pronuncia per noi occidentali, anche se l’accento in sanscrito non esiste.
La seconda lettera è una s sorda, come quella di sole, cioè il suono diventa come se fossero 2 ss, anche se talvolta si sente erroneamente pronunciare con s sonora o dolce, cioè come in rosa, ma questo suono in sanscrito non esiste, lo si trova in hindi per contaminazione dal portoghese.
Quindi la pronuncia corretta è ássana.
Si tratta di un sostantivo di genere neutro, perciò dovremmo correttamente dire gli āsana e non le āsana, come invece abbiamo imparato tutti.
Deriva da una radice verbale √ās- (per convenzione la radice, da cui derivano poi altre parole, si indica con il segno della radice quadrata) che significa sedersi, stare seduti. I testi antichi differiscono per enumerazione e spiegazione degli āsana, ma mentre etimologicamente indica le
posizioni sedute, adatte alla meditazione, il termine āsana viene esteso anche alle altre posizioni non sedute.
Come originariamente Patanjali definiva l’āsana sthira-sukha (stabile e comodo), così Alberto Stipo in un suo libro spiega che āsana è un atteggiamento del corpo che può essere mantenuto a lungo, con stabilità e comodità, e che aiuta a controllare il respiro e la mente.
Poeticamente Gioia Lussana, che anche quest’anno torna a trovarci allo Studyo Yoga a marzo, definisce l’āsana come “sedersi in uno spazio vuoto, non è abitare una forma conosciuta o prestabilita, ma entrare consapevolmente in uno spazio vivo, un luogo da esplorare senza preconcetti o certezze, prendere una forma che liberamente si allarga nel senza forma. Asana è lo spazio aperto che lascia affiorare la vita, che predispone l’incontro con me, tra me e tutto il resto, tra me e te.”
Sempre Lussana ricorda che nell’antichità āsana era il seggio regale, posto vicino all’altare e lasciato appositamente vuoto per accogliere la divinità stessa invitata a presiedere il rito: in un certo senso anche nello yoga l’āsana deve essere lasciato vuoto, in un’attitudine di apertura ricettiva dell’essenza, la parte divina di ognuno di noi.
E per finire riportiamo le parole di Ashutosh, insegnante yoga della tradizione Himalayana, all’ultimo seminario presso il centro, che ci provocava calando l’āsana nella quotidianità: āsana non è tanto la postura perfetta eseguita a lezione, ma piuttosto: “qual è la mia postura nella vita?
Come sto nella vita? e non sul materassino! Sono chiaro o confuso? Radicato o instabile? Gioioso o sofferente? E anche se non imparo a stare sulla testa, non importa, la testa non è fatta per starci sopra! i piedi invece sono fatti per questo e se lo imparo, è già abbastanza… È semplice… it is not rocket science!”
Buon yoga a tutti!

Perlita Benedetti
www.studyoyoga.it

Bibliografia:
M. Monier-Williams – A Sanskrit-English Dictionary
Gioia Lussana – articolo “Asana, lo spazio aperto che lascia affiorare la vita” – in Appunti di viaggio
130, anno XXIII (gen-feb 2014)
Stefano Piano – Enciclopedia dello yoga
Alberto Stipo – Il libro completo delle tecniche yoga


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